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giovedì 14 marzo 2013

Bulz ardelensc - palle di polenta della Transilvania (Romania)




La polenta di mais, così come la conosciamo oggi, deriva  dalla puls ( poi pulmentum) dei Romani ma allora era fatta con farine di cereali che erano tipici del nostro territorio. I legionari romani portavano con sé un sacchetto di farina di farro che cucinavano come polentina e grazie a questo cibo hanno conquistato il mondo. 
Il mais è giunto con la scoperta dell'America da parte di  Colombo e dalle prime coltivazioni del nord  dell'Italia si è diffuso nell'Est Europa. Per secoli è stata considerata il pane dei poveri ed in epoche anche non troppo lontane unico sostentamento per contadini e montanari che la consumavano senza alcun condimento.
Questo alimento povero  (che se mangiato da solo provocava la pellagra per la carenza di principi nutritivi e vitamine) si è poi  arricchito con i prodotti tipici di ogni paese: formaggi,  carni, insaccati, prodotti dell'orto.
In Romania la polenta è molto usata, facendo parte di quegli alimenti semplici tipici di una civiltà contadina che ancora è ben salda sul territorio. Si chiama "mamaliga" ed oltre ad essere consumata nella maniera classica, accompagnata da formaggi, salumi o verdure, è l'ingrediente base delle "bulz", delle palle di polenta ripiene di formaggio e talvolta di insaccati o salumi, riscadate sulla brace o al forno per rendere filante il formaggio all'interno.
Anche questa ricetta partecipa alla raccolta di piatti rumeni di Cristina de "la cucina di Cristina" per l'Abbecedario culinario europeo.


  

Questa volta non vi riporto le quantità che chiaramente varieranno in base a quante persone debbono mangiare le bulz.

Ingredienti:


  • farina di mais per polenta
  • acqua per fare una polenta abbastanza soda
  • sale q.b.
Per riempire 

  • formaggio saporito che fonda
  • pancetta affumicata rosolata in padella, o salsiccia piccante  cotta in padella o altri salumi
Per guarnire

  • formaggio saporito che fonda
  • un uovo in camicia o all'occhio di bue per persona
Ho preparato la polenta e versata sul tavolo per farla leggermente freddare.



Ne ho presa una certa quantità, l'ho leggermente schiacciata e messa sul palmo della mano ne ho riempito il centro con scamorza affumicata a pezzetti e rondelle di wurstel. Sicuramente più sarà gustoso e saporito il ripieno e più saranno golose le bulz.


Ricoprendo con altra polenta ho formato una palla.


Dopo aver formato tutte le bulz le ho posizionate in una teglia ricoprendole di scamorza grattugiata e l'ho infornate fino a che non sono leggermente dorate ed il formaggio all'interno si è fuso. In Romania usano passarle sulla griglia.
Ho quindi guarnito ognuna con un uovo cotto in camicia.



Possono anche essere semplicemente irrorate con panna acida.
Credo che come ripieno ci si possa anche sbizzarrire, ad esempio  sarebbero buonissime anche ripiene con dei funghi trifolati e formaggio.
Questa volta mi è rimasto difficile trovare qualche particolarità  della Romania che Cristina nel suo post non ci abbia già raccontato, ma spero di trovarne per la prossima ricetta!! ;-)
Alla prossima quindi!!! 


P.S. Grazie a Cristina che ha commentato questo post ho trovato un prodotto d'eccellenza con cui i pastori preparano il bulz (io nel post li ho sempre chiamati al femminile), si tratta del  Branza de Burduf, il più pregiato tra i formaggi rumeni.
Base del Branza de Burduf è il caş, un formaggio di pecora (minimo 40%) e mucca a latte crudo caratteristico della Transilvania alle pendici dei monti Carpazi, che per la produzione del branza de Burduf  subisce una seconda lavorazione  e da maggio a luglio (unico periodo in cui é prodotto) viene stagionato all'interno di un cilindro fatto con corteccia di abete ( coajă de brad ).
In questo periodo dell'anno gli abeti sono più ricchi di resina aromatica che conferisce un aroma resinoso e arricchisce le qualità organolettiche del formaggio. 
La corteccia viene raschiata e viene ammorbidita nel siero di latte caldo, quindi viene cucita con spago per ricavarne un cilindro di 20-25 cm di altezza e 10 cm di diametro e chiuso alle due estremità da due dischi di corteccia.
La stagionatura va da 20 giorni a 2-3 mesi e con l'invecchiamento  acquisisce un sapore più piccante.

Branza de Burduf  nella corteccia d'abete (foto di Old Swede 65)


2 commenti:

Cristina ha detto...

Resy hai preparato uno dei miei piatti preferiti. Complimenti. A me riccorda una vacanza a casa degli genitori di mia amica a Rucar.
un abbraccio
Cristina

Aiuolik ha detto...

Anche la tappa rumena è giunta al termine e scusandomi per il ritardo ho finalmente aggiornato la pagina dell'abbecedario: http://abcincucina.blogspot.com.es/2013/03/d-come-drob.html.
Grazie per aver partecipato e ti aspetto in Francia!
Aiu'

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