martedì 30 novembre 2010

Cookaround forum: raduno a Napoli del 20 - 21 Novembre 2010





I primi saluti................................................
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....e la consegna di cartellino, programma e piccola guida di Napoli!!
Barò, sei mitico!!!


Questa foto scattata da Kromo è straordinaria, uno sciuscià al lavoro.

L'ingresso alla Napoli sotterranea............



ed accanto all'ingresso due mezzi tedeschi della seconda guerra mondiale!


La scala attraverso la quale si raggiungono i 40 mt sotto il livello della strada.


I pozzi attraverso i quali durante la seconda guerra mondiale passava aria per i rifugi antiaerei che vi erano stati realizzati, ma che potevano anche permettere alle bombe di penetrare, per questo molti erano stati chiusi.



Il sistema con cui i greci prima ed i romani poi estraevano il tufo ed attraverso i pozzi lo facevano risalire in superficie.

La nostra dolcissima guida, Ilaria.



Tutti armati di candela per proseguire attraverso i cunicoli che portano alle cisterne dell'acquedotto.







Le anfore che servivano per prendere acqua dai pozzi.

L'entrata al "basso".




Sotto ad un letto che scorreva su dei binari c'era una botola da cui si accedeva alla vecchia cantina.
In effetti si trattava delle quinte del teatro greco ormai inglobate dal medioevo nei palazzi circostanti.




Ed appena riusciti dal teatro greco ci siamo ritrovati in un tipico cortile, inondati dal profumo dei panni stesi e del ragù che di domenica le massaie stavano cucinando.



Il pranzo da "Ciro a Medina"




Tutti a bocca piena..................................prima di antipasti....................


..........e poi di babà di tina56.
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La dolcissima Marcy......................ci ha raggiunti dalla Germania!!

.................poi si passa alla sfogliatella.............................



Il nostro omaggio agli organizzatori!!! Nel nostro stile, attrezzi per la cucina e polenta, l'Italia si unisce a tavola!!
E qui inizia il buffet dolce organizzato a sorpresa dai cookini campani............



Caprese di Barone Zazà al limone ed al cioccolato

La torta della nonna di Pasqua75


Gl struffoli di Serix

I babà di tina56

I roccocò di Patryval

La pastiera napoletana di Isarella

Gli struffoli di Pina60

La delizia al limone di Dolded


La torta "cook" decorata di Spezzatino

La deliziosa calamita con cappello Cook regalataci da Marcy

Quando a giungo scorso avevano organizzato il 3° cookraduno a Napoli avevo dovuto rinunciare per una giusta causa; il lunedi mattina successivo al raduno alle 8,30 mia figlia Francesca doveva essere in Università per discutere le tesi della sua laurea e della sua abilitazione al sostegno.
Avevo quindi rimandato la mia visita a Napoli, ma quando hanno fissato la data del successivo raduno mi sono detta
- "Beh questa volta se tutto fila liscio dopo quasi 30 anni la rivedo!!"

Già, la mia ultima rapida incursione nella città partenopea risaliva a quando ormai quasi 30 anni fa raggiungemmo Napoli per imbarcarci sulla nave che ci avrebbe portati in Tunisia in viaggio di nozze!!

Quella volta riuscimmo a vedere solo il molo Beverello, come pure era successo quando andai in gita scolastica con i miei compagni delle superiori. Quella volta la colpa era stata del pullman. Giunti a Napoli aveva cominciato ad avere problemi al motore, così gli insegnanti che ci avevano accompagnati pensarono bene di scaricarci da soli sul molo Beverello, raccomandandosi di non muoverci, ed andando con l'autista del pullman alla ricerca di un meccanico.
Finimmo per restare dal mattino fino a pomeriggio inoltrato sul molo Beverello, pranzando con il pranzo al sacco che ci eravamo portati e passeggiando su e giù per quel benedetto molo, non volendoci allontanare nella speranza vana che da un momento all'altro il pullman con i prof facesse ritorno.
Come contentino ci portarono a tempo di record prima alla galleria Umberto per acquistare qualche dolce tipico, di sfuggita vedemmo Piazza del Plebiscito, il Maschio Angioino e Castel dell'Ovo, per poi farci godere dal Vomero il panorama, giusto per poter dire che avevamo "visto Napoli"!
L'unica cosa che mi rese meno amaro il rientro fu quella squisita pastiera napoletana che avevo comprato e che durante il rientro mangiai tutta, nemmeno una briciola da far assaggiare a casa!!!

Quando quindi la domenica mattina, dopo un sabato di diluvio universale, siamo arrivati al "fatidico molo Beverello" con un sole che splendeva e finalmente lo abbiamo superato lasciandoci alle spalle una frotta di napoletani intenti a fare footing sul lungomare, mi sono detta :
-"Stavolta è fatta!!"

Anche mio marito, che a San Giorgio a Cremano aveva frequentato la scuola per marconisti durante il servizio di leva, si guardava intorno cercando di ricordare strade ed angoli in cui era passato tanti anni fa!!
Macchè, la memoria non lo aiutava e se non fosse stato per un automobilista napoletano che insieme al suo amico ci hanno accompagnato per un tratto e ci hanno quindi dato le giuste indicazioni per Piazza del Gesù Nuovo, rischiavamo seriamente di girare a vuoto per Napoli!!
Grazie alla proverbiale gentilezza napoletana dell'automobilista siamo giunti proprio
a ridosso della piazza, ed un altro simpatico napoletano ci ha indicato dove potevamo parcheggiare.
Puntuale come un orologio svizzero alle 9,00 ero all'appuntamento mentre mio marito parcheggiava la macchina.

Ad accoglierci la simpatia dei cookini che già conoscevo, innanzitutto gli organizzatori Patryval, Barone Zazà e Spezzatino.

Neppure il tempo di presentarmi a coloro che non avevo mai visto prima che il gruppo si è diviso tra coloro che volevano visitare la Napoli sotterranea (tra cui noi) e coloro che invece preferivano visitare la Napoli in superficie.

Con i nostri bei cartellini appuntati sul petto siamo quindi partiti alla scoperta di quella Napoli che neppure molti napoletani conoscono.
Ci ha accompagnati il mitico Barone Zazà a vedere prima di tutto la Chiesa del Gesù Nuovo poi il Monastero di Santa Chiara (vi dice nulla questo nome??? Ma sì, quello della famosa canzone napoletana "Munastero e' Santa Chiara, tengo 'o core scure scure......"), poi attraverso Spaccanapoli di corsa verso l'entrata della Napoli sotterranea.
Il nome Spaccanapoli deriva dal fatto che la via divide esattamente in due la città,da una parte il nord dall'altra il sud, e segue esattamente il percorso dell'antico decumano inferiore che era quello più vicino al mare.
E' anche una delle vie più animate della città, tanto che Barone Zazà, da buon cicerone, viaggiava con tanto di ombrello in alto per farsi vedere anche tra la folla.

Il profumo di sfogliatelle e dolci ti inebria lungo tutta la strada. Una miriade di pasticcerie anche piccolissime si affacciano sulla strada ed espongono nelle loro vetrine tutta quella bontà che aspetta solo di essere mangiata!!
La più rinomata la pasticceria Scaturchio, la cui sede originaria sorge proprio difronte all'entrata della Napoli sotterranea.

Lasciandoci alle spalle il brulichio di Spaccanapoli da Piazza S.Gaetano siamo quindi entrati letteralmente nelle viscere di Napoli, o meglio dell'antica Neapolis (città nuova)!
Scendendo per più di 130 gradini si giunge a 40 metri sotto il livello dell'attuale città.
Quando i Greci nel IV secolo a.C. decisero di costruire una nuova città, poiché la vecchia città si trovava sull'isolotto di Megaride dove sorge Castel dell'Ovo, iniziarono a scavare nella roccia tufacea per estrarre il materiale necessario.
Alle opere che si costruivano in superficie corrispondevano altrettante cave di tufo nel sottosuolo sottostante, che successivamente furono usate dai Romani come cisterne per un acquedotto eccezionalmente esteso.
Sulle pareti dei cunicoli che uniscono le varie cisterne sono ancora visibili le cavità che servivano ai "pozzari" per camminare lungo i cunicoli e ripulire l'acqua dalle impurità che galleggiavano.
I pozzari sono figure caratteristiche che alimentarono la leggenda dei "munacielli", spiritelli dispettosi che rubavano cibo ed oggetti preziosi nelle case dei signori.
In realtà i pozzari, con il loro abbigliamento (una lunga tunica scura ed un elmetto che serviva a ripararli dall'umidità dell'acquedotto), risalendo attraverso i pozzi che alcune volte scavavano su richiesta, spesso approfittavano per rubacchiare nella casa del signore dove il pozzo si apriva.
L'acquedotto ha funzionato fino agli inizi del 1900, quando un'epidemia di peste ha costretto i napoletani a non usarlo più.
I pozzi sono diventati discariche per i palazzi all'interno dei quali si trovavano e solo nella seconda guerra mondiale sono stati riutilizzati in parte come rifugi antiaerei.
Attualmente solo una parte dei sotterranei è accessibile, il resto non è raggiungibile poiché i pozzi furono chiusi perché utilizzati appunto come discariche.
Lungo il percorso ci ha fatto da guida Ilaria, una preparatissima ed entusiasta ragazza napoletana che con meticolosità ci ha spiegato tutto, mentre noi procedevamo dietro di lei armati di bugia con candela passando nei cunicoli di traverso, come tanti egiziani.
Quando siamo riusciti fuori Ilaria ci ha detto che avremmo visitato anche l'antico teatro greco e non immaginate neppure la nostra sorpresa quando ha aperto il portone di un basso e ci ha fatto entrare dicendo di aspettarla mentre andava a recuperare altri cookini.Ci guardavamo intorno scettici: cosa ci facevamo in un basso arredato con pochi mobili datati, davanti ad un vecchio televisore a valvole e ritratti sacri alle pareti??
Quando Ilaria è tornata e ci ha detto di aiutarla a spostare il letto, che scorreva su dei binari, tutte le nostre domande hanno avuto una risposta! Sotto il letto si apriva una grande botola (tutto originale, chiaramente) tramite la quale si accedeva a quella che una volta era stata la cantina della vecchia signora che vi abitava.
Gli archeologi avevano scoperto che tramite questo basso si accedeva a quelle che erano le quinte dell'antico teatro greco, buttando giù le pareti che erano state costruite probabilmente in epoca medioevale, si erano trovati davanti ad una scoperta meravigliosa. Nel medioevo infatti le antiche mura greco-romane ormai cadenti erano state utilizzate per costruirvi abitazioni, poiché non era permesso ampliare la città. Di fatto moltissimi appartamenti del centro storico hanno inglobato nelle proprie strutture antiche opere greco-romane.
Anziché riuscire dal basso attraverso il quale eravamo entrati, siamo passati in quello che fino a poco tempo fa era un garage per ciclomotori e mentre Ilaria apriva il portone, un profumo di detersivo misto a quello di un ottimo ragù ci hanno inondato. Eravamo all'interno di un cortile su cui si affacciavano palazzi, ed appesi sotto le finestre panni appena lavati erano stesi ad asciugare.
Dal silenzio del teatro greco ci ritrovavamo nuovamente tra la vita di Napoli, fatta di panni stesi, profumi di cucina, piccole bottegucce dove vendevano presepi, mentre un ragazzo in scooter chiedeva se qualcuno voleva comprare una pagnotta di pane.

Quello che mi affascina del centro di Napoli è proprio il fatto di essere vivo, pieno di umanità che vive in maniera semplice tra quelle che sono le vie storiche della città.

E mentre noi avevamo fatto un tuffo nel passato nutrendo il nostro spirito, il resto del gruppo aveva fatto un tuffo nelle migliori pasticcerie del centro nutrendo il fisico, grrrrrrrrrrrr, l' avrei voluto fare anch'io!!!

A passi rapidi, seguendo l'ombrello che Barone Zazà teneva sollevato per farsi vedere tra la gente che affollava le vie, ci siamo diretti verso la trattoria dove gli altri ci stavano aspettando, non senza aver dato uno sguardo veloce a ciò che Spaccanapoli ci mostrava, fra cui Santa Maria delle Anime del Purgatorio, dove teschi ed ossa decorano la facciata ed anche dei paracarri sulla strada. Qui si racconta che le ragazze pregassero la Principessa Lucia perché ottenessero la grazia di sposarsi.

Tornando verso Piazza del Gesù e dirigendoci verso via Medina siamo passati in Via San Sebastiano dove si trovano tutti negozi di strumenti musicali, peccato che essendo domenica fossero chiusi.

Quando noi "sotterranei super-affamati" siamo arrivati al ristorante Ciro a Medina il gruppo dei "cookini di superficie" avevano già preso posto nelle sale.
Appena il tempo di salutare velocemente chi ancora non avevo visto e poi tutti ai propri tavoli, i camerieri hanno iniziato a servirci il pranzo.

Al trio degli organizzatori abbiamo regalato degli attrezzi da cucina e.......................un pacco di polenta, proprio perché lo spirito di un cookino è aperto alla condivisione ed allo scambio di ricette.

Quando siamo giunti al dolce c'è stata la piacevole sorpresa: gli straordinari "cookini napoletani" ci avevano preparato le loro specialità dolciarie.
Un tripudio di babà, delizia al limone, roccocò, caprese al cioccolato e al limone, torta della nonna e la ormai immancabile torta decorata che questa volta era opera di Spezzatino.
Ma mentre si finiva di sistemare tutte queste prelibatezze su un tavolo, tra nuvole di zucchero a velo cosparso generosamente da Isarella dopo che Patryval aveva spalmato di crema alcune cookine, i camerieri del ristorante, in una specie di sfida all'ultimo dolce, hanno voluto che Francesco82 salito su una sedia cantasse "Tu si' na cosa granne pe' me" dedicandola alle loro sfogliatelle che poi ci avrebbero servito. Francesco, magistralmente diretto da Livio, ha cantato accompagnato da tutti noi e poi...........................tutti a gustare le sfogliatelle calde che ci venivano servite, mentre qualcuno furtivamente già sgraffignava qualche babà dal tavolo dei dolci.

Dopo tutto quello che avevamo mangiato di spazio per i dolci ormai nel nostro stomaco ce n'era proprio poco ed infatti ci siamo preparati dei vassoi da portar via per gustare come meritavano quelle bontà campane.

Appena il tempo di scambiare qualche parola con alja e Marcy (che aveva preparato per noi delle simpaticissime calamite per il frigo con sopra il cappello di cookaround) ed abbiamo dovuto salutare tutti i cookini vecchi e nuovi per rientrare a Roma, ma non senza aver dato almeno uno sguardo alla Galleria Umberto I ed a Piazza Plebiscito, mentre iniziava nuovamente a piovigginare.

Accompagnati da un altro gentilissimo automobilista napoletano fino all'imbocco per l'A1 (.....ma che faticaccia stargli dietro mentre svicolava tra viuzze che noi non avremmo mai preso), mentre guardavamo allontanarsi il meraviglioso panorama di Napoli ormai illuminata che si rifletteva sul mare ed alle sue spalle l'ombra massiccia del Vesuvio, già pensavamo a tornarci per vedere le sue bellezze ed assaggiare tutte le sue specialità, tra cui la mitica "pizza napoletana" che questa volta non sono riuscita ad assaggiare.

P.S. Di tutto quello che i "cookini di superficie" hanno potuto assaggiare domenica mattina non posso dirvi, posso solo immaginarlo visto che hanno visitato la famosa cioccolateria napoletana Gay-Odin e la Pasticceria "Mary"(regno del babà e della sfogliatella) !
So per certo che domenica notte alcuni di loro hanno girovagato per le vie del centro storico cantando "Quel mazzolin di fiori" dopo aver assaggiato (ma giusto un pochino!!!) il profumatissimo limoncello (e pensare che qualcuno avrebbe voluto bere solo una tazza di tè! ihihihihihihihih).
laa prossima volta anch'io voglio assaporare l'ebrezza da limoncello, magari cantando "Chist è o paese do soleeeeeeeeeeeeeeeeeee, chist è o paese do mareeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! Oppure la romantica

MUNASTERIO 'E SANTA CHIARA

Dimane? Ma vurria partì stasera... Luntano no nun ce resisto cchiù! Dice che c'è rimasto sulo 'o mare ch'è 'o stesso e primma chillu mare blu!... Munasterio 'e Santa Chiara... tengo 'o core scuro scuro ma pecché pecché ogni sera penzo a Napule comm'era penzo a Napule comm'è? Funtanella 'e Capemonte.. chistu core me se schianta.. quanno sento 'e di d''a ggente ca s'è fatto malamente stu paese ma pecché? No...nun è overo... no nun ce credo e moro pe sta smania e turna a Napule ma c'aggià fa mme fa paura 'e ce turnà Paura sì ...si fosse tutto overo se a ggente avesse ditte a verità tutta a ricchezza e Napule era 'o core.. dice ca perso pure chillu là Funtanella 'e Capemonte mo si perdono n'amante già ne teneno atri ciento ca na femmena innocente dice a ggente nun c'è cchiù No...nun è overo... no nun ce credo e moro pe sta smania e turna a Napule ma c'aggià fa mme fa paura 'e ce turnà Munasterio 'e Santa Chiara... tengo 'o core scuro scuro ma pecché pecché ogni sera penzo a Napule comm'era penzo a Napule comm'è?

P.S.Grazie a tutti coloro che hanno fatto queste splendide foto!