martedì 28 marzo 2023

Confettura di peperoncini "Diavolicchio Diamante" (Calabria - Italia) - D di Diavolicchio



E dopo i datteri la ricerca di ingredienti con la D per me è diventata una caccia al tesoro. Frutti esotici, ortaggi, erbe aromatiche, prodotti ittici, quei pochi che sono riuscita a scovare qui da me sono introvabili, stavo per arrendermi eppure c'era un nome che continuava a tornarmi in mente, "Diavolicchio Diamante", una varietà di peperoncino calabrese che avevo ricevuto in regalo e che avevo congelato in vasetti di vetro in estate. Potete conservarli nel congelatore per 12 mesi.


Sulla base della Scala di Scoville che misura il grado di piccantezza del peperoncino in gradi SHU,  il "Diavolicchio Diamante" ha una piccantezza media (40.000 SHU).

Dopo una vita in cui non tolleravo affatto il peperoncino ho scoperto di amare la piccantezza di questo frutto. Già, perché il peperoncino altro non è che il frutto della specie Capsicum annuum, una pianta appartenente alle Solanacee come melanzane e pomodori.

Le sue proprietà sono molteplici. Grazie alla vitamina C di cui è ricco è un antinfiammatorio, migliora la circolazione ed è un cardioprotettivo.

In Calabria il peperoncino è utilizzato in moltissime preparazioni, ma anche come protagonista assoluto di una salsa con aglio ed olio o sotto forma di confettura per accompagnare formaggi freschi o stagionati secondo i gusti o su crostini di pane. Io ho voluto lanciarmi nella versione confettura.

Innanzitutto ricordatevi di eseguire tutta la preparazione con dei guanti ed occhiali e di aprire la finestra della cucina.




Ingredienti:

  • 200 gr di peperoncini Diavolicchio Diamante
  • 140 gr di zucchero semolato
  • 80 gr di miele (io di arancia)
  • Succo di mezzo limone

Dopo aver lavato i peperoncini asciugateli bene. Privateli del picciolo e dei semini, frullateli con lo zucchero e coprendoli con della pellicola lasciateli macerare una notte in frigorifero. 
Riprendete i peperoncini macerati con lo zucchero e versateli in una pentola, aggiungete il miele ed il succo di limone e fate cuocere a fuoco lento portando ad ebollizione e fare cuocere ancora circa 10 minuti per raggiungere la consistenza giusta. 
Invasate la confettura calda in barattoli piccoli di vetro già sterilizzati. Chiudete i barattoli e capovolgeteli per creare il sottovuoto e copriteli fino a farli freddare. 
Potrete servite la confettura con formaggi freschi o stagionati e con ricotta o con dei crostini di pane tostato. 

Se non foste così audaci da affrontare la piccantezza dei soli peperoncini ho visto che ci sono versioni meno aggressive della confettura ingentilite da mele, pere, peperoni e pomodori, a voi la scelta. 



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martedì 21 marzo 2023

Djamilah - torta di datteri, noci e mandorle (Tunisia) - D di Dattero



Si cambia lettera, siamo alla D per l'ABC-un mondo d'ingredienti.


E come non pensare subito ai datteri, questi magnifici frutti dalla polpa carnosa e dolce.

Per trovare una ricetta da realizzare stavolta si va in Tunisia che ne è tra i maggiori produttori al mondo, dove la palma da dattero è considerata una pianta sacra, fonte di vita che dà forza e salute.

I datteri sono ricchi di sali minerali, vitamine ( del gruppo B,C ed E). Facilmente digeribili sono ricchi di fibre ed hanno un basso indice glicemico.

La varietà Deglet Nour che ho utilizzato io è chiamata anche"frutto della luce" per il suo colore biondo, per la forma ed il profumo.

Ho deciso di utilizzarli per una torta molto amata in Tunisia, la Djamilah, molto diffusa in tutto il Nord Africa con diverse varianti e molto bella come tutta la pasticceria magrebina.

È una torta perfetta per i celiaci perché non prevede farina di grano tra gli ingredienti, ma fecola di patate.


Ingredienti: (per una tortiera da 19 cm di diametro) 


Per la torta 

  • 250 gr di datteri essiccati Deglet Nour
  • 100 gr di gherigli di noce
  • 100 gr di mandorle spellate
  • 85 gr di zucchero a velo
  • 50 gr di fecola di patate
  • 4 uova intere
  • 1 cucchiaio di miele di arancio
  • 1 bustina di vanillina


Per la glassa
  • 100 gr di zucchero a velo
  • 1 cucchiaio scarso di succo di limone


Per guarnire

Datteri, gherigli di noce e mandorle con la pelle


Per prima cosa tostate in forno le mandorle spellate dopo averle immerse in acqua bollente per una decina di minuti.

Tritate finemente nel mixer noci, mandorle tostate e datteri denocciolati, mettete il tutto in un recipiente dove aggiungerete il miele.

In un'altra ciotola montate i tuorli con lo zucchero a velo e la vanillina usando le fruste elettriche, aggiungetevi il succo d'arancia ed il burro fuso e ormai tiepido sempre con le fruste.

A parte montate gli albumi a neve ferma.

Versate il composto di tuorli nella ciotola con la frutta triturata e mescolate accuratamente.
Per ultimi aggiungete gli albumi montati mescolando con una spatola dal basso verso l'alto per non farli smontare.

Versate il composto nella tortiera rivestita di carta da forno.

Fate cuocere in forno statico preriscaldato a 180 gradi C per 40 minuti.

Preparate la glassa mescolando lo zucchero a velo con il succo di limone, versatela sulla torta e guarnite con datteri, gherigli di noci e mandorle con la pelle.

Accompagnatela come fanno in Tunisia con una tazza di tè alla menta o all'ibisco.



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giovedì 16 marzo 2023

Donauwelle - dolce Onde del Danubio (Germania) - C di Cacao



Tra gli ingredienti con la C non potevo ignorare il cacao, tanto utilizzato nella realizzazione dei dolci ma anche per ricette salate particolari.

Dolci con il cacao ne ho realizzati e pubblicati tantissimi, dovevo quindi scovarne uno inedito per il mio blog e non italiano.

Ho ricordato un dolce che esteticamente mi era piaciuto molto, tedesco ma anche austriaco e dal nome molto romantico, Donauwelle che vuol dire "onde del Danubio", forse per le onde che il composto al cacao crea nella base chiara grazie alla presenza di amarene sotto sciroppo o ciliegie fresche denocciolate.

Se fossimo stati in primavera avrei scelto le ciliegie come protagoniste della ricetta, ma mi sono dovuta accontentare delle amarene, quindi C di Cacao.



L'importante per la buona riuscita del dolce è che tutti gli ingredienti siano a temperatura ambiente e che i vari strati siano assemblati quando il precedente è ben freddo. 

Per questo motivo è bene iniziare a preparare il dolce calcolando i tempi di raffreddamento necessari. Per tranquillità preparatelo il giorno prima rispetto a quando lo vorrete mangiate.


Ingredienti: (per uno stampo da plumcake da 26 cm x 11 cm)


Per la base 

  • 100 gr di burro o 90 ml di olio di semi di girasole
  • 110 gr di zucchero semolato
  • 150 gr di farina 00
  • 2 uova intere
  • 5 gr di lievito in polvere per dolci 
  • 1 cucchiaio colmo di cacao in polvere
  • 12 amarene sciroppate 

Per la crema al latte 

  • 300 ml di latte
  • 90 gr di zucchero semolato
  • 30 gr di amido di mais o farina 00
  • Semi di bacca di vaniglia
  • 125 gr di burro
  • 1 cucchiaio colmo di zucchero a velo

Per la glassa al cioccolato 

  • 100 gr di cioccolato fondente
  • 60 ml di crema di latte (panna liquida)
  • 20 gr di burro
  • Una punta di sale fino 

Per prima cosa foderate lo stampo da plumcake con carta da forno in modo da rivestire completamente anche le pareti.

Iniziate a preparare l'impasto per la base montando con le fruste elettriche il burro morbido con lo zucchero. Aggiungete quindi un uovo per volta continuando a montare con le fruste, per ultima la farina a cui avrete mescolato prima il lievito. 

Dividete l'impasto ottenuto e ad una metà aggiungete il cacao miscelato con 3 cucchiai di acqua.

Versate nello stampo il composto chiaro, livellatelo con un tarocco o con il corso di un cucchiaio.

Versatevi sopra il composto al cacao e livellate anche questo.

Adagiate ora sul composto al cacao le amarene ben sgocciolate (controllate che siamo prive del nocciolo) facendole un po' affondare nell'impasto premendole con un cucchiaino.

Ponete lo stampo nel forno già caldo a 180 gradi C per circa 30 minuti e controllate la cottura con uno stecchino.

Togliete dal forno lo stampo e lasciate raffreddare completamente.

Nel frattempo iniziate a preparare la crema al latte. In qualche ricetta tedesca prevedono l'utilizzo di preparati per budino alla vaniglia o realizzano una sorta di crema pasticciera a cui aggiungere il burro, ma io ho preferito realizzare una semplice crema al latte come indicato in molte ricette. 

Versate in una casseruola dal fondo spesso lo zucchero, l'amido ed i semi della bacca di vaniglia. Mescolateli con una frusta, aggiungete un pochino del latte previsto dalla ricetta ed amalgamate in modo che non si formino grumi. Aggiungete il resto del latte, ponete sul fuoco a fiamma medio-bassa e continuando a mescolare con la frusta fate addensare la crema al latte. Una volta pronta versatela in una ciotola e coprendola con pellicola a contatto fatela raffreddare.

Con l'aiuto della carta da forno estraete la base ormai fredda dallo stampo, rivestitelo con la pellicola e reinseritevi la base.

Quando la crema al latte sarà raffreddata lavorate in una ciotola il burro a temperatura ambiente e lo zucchero a velo con le fruste elettriche montandolo, quindi aggiungeteci poca per volta la crema al latte sempre con le fruste elettriche. Otterrete una crema liscia e ben montata che verserete nello stampo sopra alla base, livellandola con un tarocco o con il corso di un cucchiaio.

Mettete lo stampo nel frigorifero.

Preparate ora la glassa al cioccolato versando in una casseruola dal fondo spesso il latte, il cioccolato fondente tritato ed il sale. Mescolate fino a che non si sono amalgamati. Togliete dal fuoco ed aggiungete il burro mescolando la ganache ottenuta. Continuate a mescolarla fuori dal fuoco e una volta che si sarà stiepidita versatela sulla crema al latte, livellatela con un tarocco e dopo qualche minuto con una spatola dentellata disegnatevi sopra un motivo ad onde.

Debbo dire che la crema al latte insieme al burro è risultata deliziosa, leggera e dolce al punto giusto. 

Servite la Donauwelle a fette e se aveste ciliegie fresche guarnite ogni fetta con uno spunzone di panna montata ed una ciliegia sopra alla ganache. 



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martedì 14 marzo 2023

Cocadas blancas (Colombia) - C di Cocco


È da quando abbiamo viaggiato da un continente all'altro con Aiù e le altre amiche bloggers + 1 per l'Abbecedario culinario mondiale che avrei voluto tornare in Colombia alla scoperte di ricette tipiche. Allora però la Colombia non fu tra i paesi del Sudamerica di cui realizzammo i piatti ed i dolci più interessanti.

Una vita fa feci un viaggio alla scoperta di alcune tra le città colombiane più interessanti: Bogotà, Zipaquirá, Leticia, San Agustin, Cali, Popayan, Cartagena. Ricordo benissimo le meraviglie che visitammo: il Museo del Oro, la Cattedrale di Sale, il Parco Archeologico con i totem precolombiani, la navigazione notturna sul Rio delle Amazzoni scrutando gli occhi degli alligatori che a pelo d'acqua brillavano alla luce delle torce. Le escursioni a cavallo, i pappagalli Ara in libertà nella foresta pluviale e le donne di origine africana di Cartagena dai costumi coloratissimi è impossibile dimenticarli. 

Il sapore della frutta esotica era incredibile, ma tra i piatti che mangiammo quello che più ci sorprese perché inaspettato fu un gulasch con patate cucinato da una signora tedesca che gestiva un albergo molto spartano tra le montagne.


Per la C del nostro viaggio alla ricerca degli ingredienti nel mondo avevo in mente di utilizzare il cocco ed ho trovato la ricetta di alcuni dolcetti, le cocadas, che mi riporteranno idealmente in Colombia.

Le cocadas sono dei dolcetti diffusi in tutti i paesi latino americani dove sarà facile comprarle anche dai venditori ambulanti che le trasportano in grandi ceste tenute in equilibrio sulla testa. 

L'origine delle cocadas dovrebbe essere portoghese e attraverso gli schiavi catturati in Angola (in quel tempo colonia portoghese) dovrebbero essere giunte fino in America Latina diffondendosi e subendo delle piccole caratterizzazioni secondo il paese.

L'ingrediente principale è il cocco, poi si aggiungono lo zucchero che può essere di canna o di panela, il latte, l'acqua o se si ha un cocco fresco l'acqua di cocco. In Colombia sono generalmente aromatizzate con cannella in polvere o chiodi di garofano e qualcuno vi aggiunge il succo di limone. Nelle varie versioni c'è chi aggiunge latte condensato, chi scorza grattugiata di arancia, chi piccole quantità di ananas o guava, chi un uovo.

Si possono anche passare in forno se si vuole farle colorire creando una crosticina croccante fuori che racchiude un cuore morbido all'interno.

Io ho realizzato la ricetta più comune, utilizzando zucchero di barbabietola perché rimanessero chiare e non le ho cotte. 




COCADAS BLANCAS COLOMBIANE

Ingredienti: (per 28 cocadas)

  • 250 gr di cocco rapè
  • 300 gr di zucchero semolato
  • 100 ml di latte
  • 100 ml di acqua o acqua di cocco
  • 30 ml di succo di limone
  • Cannella in polvere a piacere
  • Cocco rapè per guarnire
Versate tutti gli ingredienti in una casseruola antiaderente, a fiamma molto bassa e mescolando continuamente con un lecca pentole per circa 30 minuti fino a che il composto si sarà ben compattato.

Non appena il composto sarà maneggiabile con le mani inumidite formate delle palline di 25 gr ciascuna, rotolatele nel cocco rapè e adagiatele nei pirottini.

Se non vi dovesse piacere la cannella potrete aromatizzarle con vaniglia o chiodi di garofano, anche un goccio di liquore se non sono destinate ai bambini.

Una volta fredde riponetele in un contenitore ermetico, si possono conservare per svariati giorni.

Accompagnatele con un buon caffè, colombiano naturalmente! 




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venerdì 10 marzo 2023

Kardemummakaka - Torta al cardamomo (Svezia) - C di Cardamomo



Questa volta ci spostiamo in Svezia alla ricerca di un ingrediente con la C, una spezia che è molto amata sia per piatti salati che dolci anche se proviene da molto lontano: il cardamomo.


Anche se ci evoca subito profumi esotici e favolose notti d'Oriente è molto presente nella cucina dei paesi nordici e gli svedesi nutrono per il cardamomo un'autentica passione.

C'è chi ipotizza siano stati i Vichinghi a portare il cardamomo in Scandinavia dopo averlo scoperto nei bazar di Costantinopoli (l'attuale Istanbul).

L'archeologo culinario svedese Daniel Serra ipotizza invece che sia stato il popolo berbero dei Mori, che governò in Sicilia e nella Penisola Iberica per 200 anni intorno all'anno mille, a farlo conoscere. Nel manoscritto di cucina di un monaco danese del 1300 ( il Libellus de Arte Coquinaria) vengono riportate molte ricette medievali dei Mori e ben 35 ricette nord-europee dove viene menzionato il cardamomo.



Il cardamomo è una tra le spezie più care. Originaria dell'India e della parte orientale dei Balcani, la varietà più diffusa  ed utilizzata è quella verde della Elettaria Cardamomum. Si utilizzano i semi marroni o neri contenuti in una capsula che rappresenta il frutto della pianta. Perché rimangano inalterate le sue qualità è preferibile acquistare le capsule intere anziché la  spezia già  macinata.

Dall'aroma che ricorda un po' l'eucalipto ed un po' la canfora ha molte proprietà che aiutano l'apparato digerente (in caso di mal di stomaco e problemi intestinali), il cavo orale (combatte il mal di gola, tosse e raffreddore, nonché contro l'alitosi), abbassa la pressione sanguigna, brucia i grassi accelerando il metabolismo, con le sue proprietà antinfiammatorie aiuta l'apparato urinario e migliora circolazione sanguigna e funzionalità cardiovascolare. 

Io ho voluto utilizzarlo per realizzare un dolce, la Kardemummakaka o torta al cardamomo che è tra i dolci che accompagnano la pausa caffè svedese dal nome particolare, la fika.

La fika è un appuntamento rituale per gli svedesi a metà mattina intorno alle 10 e a metà pomeriggio intorno alle 15 dove, per 10/15 minuti, si dedica il proprio tempo a parlare con chi è con noi di lavoro piuttosto che semplicemente a rilassarsi. E' talmente importante questo rito che è scortese rifiutare un invito a bere un caffè accompagnato da un dolce. Nei contratti di lavoro ai dipendenti viene espressamente garantita una pausa fika.

La Kardemummakaka è un dolce molto semplice ma caratterizzato dalla freschezza pungente del cardamomo che sgrassa il palato dalla presenza del burro.



Ingredienti: (per una teglia da 30 cm x 20 cm)

Per la torta

  • 200 gr di burro 
  • 2 uova intere
  • 2 e 1/2 dl di zucchero semolato
  • 8 dl di farina 00
  • 3 cucchiaini di lievito in polvere
  • 3 dl di latte
  • 1 e 1/2 cucchiaini di semi di cardamomo
Per guarnire 
  • granella di zucchero, qualche cucchiaio di zucchero semolato e lamelle di mandorle
Preriscaldate il forno a 175°C. 
Macinate o pestate i semi di cardamomo e mescolateli con la farina ed
il lievito.
Sciogliete il burro e fatelo leggermente freddare.
In una ciotola montate le uova con lo zucchero, unitevi le polveri mescolate alternandole al latte ed al burro intiepidito sempre con le fruste. 
Versate nella teglia rivestita di carta da forno , cospargete la superficie con lo zucchero semolato, la granella di zucchero e le mandorle a lamelle.
Fate cuocere sempre a 175°C nel centro del forno per 30 minuti controllando con uno stecchino.

Accompagnate la vostra Kardemummakaka con un buon caffè come fanno in Svezia!!

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giovedì 9 marzo 2023

Socca nicoise (Nizza - Francia) - C di Ceci


Avevo in dispensa una confezione di farina di ceci che aspettava solo di essere aperta, ma visto che una ricetta italiana con un ingrediente con la C l'avevo già pubblicata ( la barbajada), mi ero quasi rassegnata a non utilizzarla per una di quelle che avevo in mente. 

Poi casualmente ho trovato uno street food, la "socca", tipicamente nizzardo che ricorda la farinata genovese, d'altronde la Costa Azzurra e la Costa Ligure sono solo separate da un confine politico. 

Da quello che ho letto dovrebbe essere stata introdotta nel XIX° secolo da falegnami genovesi portati dall'esercito napoleonico per lavorare nei cantieri navali di Tolone.

I venditori ambulanti che vendevano la socca comparvero nel centro storico di Nizza nel '900 e dentro ad un filoncino di pane la socca era lo spuntino poco costoso di lavoratori portuali, pescatori ed operai delle tabaccherie. 

C'è ancora chi la mangia nel pane, ma per la maggior parte la gradisce come aperitivo, calda calda appena sfornata mangiata sul posto. La superficie deve essere dorata e sotto morbida.

Come la farinata si cuoce in grandi teglie di rame dai bordi bassi e il modo più giusto per cuocerla sarebbe nel forno a legna. 

Possiamo però provare a riprodurla in casa con teglie basse in alluminio e se avessimo la fortuna di avere un forno a legna ancora meglio!

La farina di ceci è un'ottima alternativa alla farina di grano per chi è intollerante al glutine sia in ricette salate che dolci.

Si ottiene dai semi secchi di Cicer arietinum, prima essiccati e poi macinati, come hanno iniziato a fare in tempi lontanissimi in India e Pakistan dove è ancora alla base della tradizione culinaria.

E' ricca di proteine, ma ipocalorica e come già detto gluten free. Nelle preparazioni vegane viene utilizzata come addensante al posto delle uova. 



Ingredienti: (per una teglia dai bordi bassi da 28 - 30 cm di diametro)

  • 150 gr di farina di ceci
  • 450 ml di acqua fredda 
  • 30 ml di olio evo fruttato + 10 ml per oleare bene la teglia
  • 1 cucchiaino raso di sale fino
  • Pepe macinato al momento

Per prima cosa passate al setaccio la farina di ceci per eliminare eventuali grumi.

Versate la farina in una ciotola, aggiungere il sale e mescolare con la frusta a mano, aggiungere l'olio evo e l'acqua poco alla volta continuando a mescolare con la frusta a mano per evitare qualsiasi grumo.

Lasciate riposare il composto almeno 1 ora ( per le ricette italiane dicono parecchio di più ed eliminare l'eventuale schiuma che si può formare). 

Con gli altri 10 ml di olio evo oleare bene la teglia.

Fate riscaldare molto bene il forno a 190 gradi C, quindi appoggiate direttamente la teglia oleata sul fondo del forno per 10 minuti.

Con l'aiuto di una caraffa versate il composto direttamente nella teglia. Dovrà avere uno spessore di circa 3 mm, lasciate cuocere per circa 20 minuti sempre sul fondo del forno.
Passate poi la teglia sotto al grill e lasciatela per circa 2-3 minuti.

Macinatevi sopra del pepe nero e servitela calda tagliata a rombi.

Io ho cosparso anche del rosmarino sulla superficie.

Vi assicuro che è buonissima! 

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mercoledì 8 marzo 2023

Gajar ka halwa - dolce di carote (India) - C di Carote




C di carote per l'ABC - un mondo d'ingredienti, il dolce di carote indiano.



Questa ricetta l'ho trovata su uno dei libri di cucina popolare internazionale che ho da tantissimi anni ed ha attirato la mia attenzione non per l'ingrediente principale che sono le carote ma per il fatto che è molto lontano dall'idea che abbiamo di un dolce classico.
 
E' un dolce che normalmente nell'India settentrionale si prepara in inverno quando sono disponibili le carote rosse di Delhi, dal sapore più dolce e dal colore brillante che però qui da noi non ho trovato. In India è molto amato, viene preparato anche in famiglia ed è sempre presente nei buffet e nei banchetti in occasione di matrimoni o per il festival di Diwali (festa della Luce).

Non pensate di dover utilizzare uova e farina, gli ingredienti sono pochissimi (latte, zucchero, carote, burro chiarificato o normale, uvetta, cardamomo, mandorle o noci o nocciole), bisogna solo mescolare gli ingredienti a fuoco basso con pazienza e man mano il composto si asciugherà.

Ingredienti: (per 4 persone)

  • 750 ml di latte (intero o parzialmente scremato o di bevanda di riso per gli intolleranti)
  • 180 gr di carote fresche e giovani  
  • 100 gr di zucchero semolato o di canna 
  • 2 cucchiai di uvetta sultanina
  • 2 cucchiai di mandorle a lamelle (o altra frutta a guscio )
  • 4 cucchiai di cocco disidratato
  • i semi  di 4 bacche di cardamomo
Iniziate a mettere a bagno in acqua tiepida l'uvetta per farla reidratare.
In un tegame dal fondo spesso fate saltare per qualche minuto l'uvetta ben strizzata e le mandorle con un cucchiaio di burro.
Mettete da parte l'uvetta e le mandorle e nello stesso tegame fate rosolare le carote pulite e grattugiate a filetti per circa 2 minuti mescolando in continuazione.
Aggiungete ora il latte e sempre mescolando a fuoco medio  fate cuocere per circa 30 minuti, abbassate la fiamma e se il latte è stato completamente assorbito aggiungete lo zucchero. 
Vedrete che sciogliendosi lo  zucchero l'halva ritornerà liquido. 
Continuate a mescolare per altri 10 - 15 minuti stando attenti a non far attaccare al fondo gli ingredienti.
A questo punto versatevi l'uvetta e le mandorle lasciate da parte, i semi di cardamomo pestati ed un bel cucchiaio di burro, mescolando per altri 
3-4 minuti. 
A questo punto versate il vostro Gajar Ka halva in ciotole singole e guarnite a piacere con lamelle di mandorle o della frutta secca utilizzata.
Potete consumarlo caldo come coccola invernale o anche freddo.


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domenica 5 marzo 2023

Barbajada (Italia) - C di Caffè



Amo il caffè e non potrebbe essere diversamente provenendo da una famiglia in cui ai piccoli, per vedere se appartenevano alla "razza", facevano succhiare un dito intinto nel caffè. Per la C dell'ABC - un mondo d'ingredienti ho pensato subito ad una bevanda tipicamente milanese che ho scoperto pochi anni fa e che non ha nulla da invidiare a bevande simili ma conosciute in tutto il mondo: la
barbajada.


Il nome deriva dal suo inventore napoletano, tale Domenico Barbaja, che inizialmente lavorava come giovane cameriere nel caffè Cambiasi, accanto alla Scala di Milano, chiamato anche Caffè del Teatro, frequentato da musicisti e compositori. Dopo aver aperto il suo Caffè dei Virtuosi nella vicina Via Manzoni ed essere diventato impresario teatrale, nel 1778 inventò una bevanda a base di caffè, cacao, latte e panna che ebbe un tale successo da diventare un vero e proprio "rito delle cinque" ritrovarsi al Caffè dei Virtuosi per gustare la barbajada accompagnando dolci di ogni tipo (tra cui non poteva mancare una fetta di panettone) e discutendo di affari o semplicemente parlando di politica o cultura. 

Questa consuetudine è proseguita fino al 1930, poi i tempi per la preparazione a mano della barbajada hanno fatto si che pian piano rimanessero solo alcuni caffè storici a proporla ai clienti, fino a scomparire intorno al 1970.

Nel 2008 il Comune di Milano gli ha assegnato la De.Co. (Denominazione Comunale) riconoscendola tra quei prodotti gastronomici che identificano la città di Milano e le sue tradizioni.  Essere annoverata tra altri prodotti celebri (come il panettone, il risotto alla milanese, la costoletta alla milanese, la michetta, ecc...) ha fatto conoscere la barbajada anche a chi non ne aveva memoria ed alcuni locali la ripropongono. 

Se però voleste prepararla a casa basta armarsi di una frusta a mano e con circa 20 minuti potete gustarla calda in inverno o fredda e con 2 cubetti di ghiaccio in estate.




Ingredienti: (per 2 persone)

  • 35 gr di cacao amaro in polvere
  • 50 gr di zucchero semolato
  • 100 ml di latte
  • 100 ml di acqua
  • 100 ml di caffè
Per guarnire
  • 100 gr di panna montata
Iniziate a preparare il caffè. 
Nel frattempo in un tegame mescolate con la frusta a mano il cacao amaro con lo zucchero per evitare che restino dei grumi. Aggiungete a filo l'acqua continuando a mescolare con la frusta e ponete su fuoco basso sempre mescolando con la frusta fino a raggiungere il bollore. Togliete dal fuoco, aggiungete il latte ed il caffè, rimettete sul fuoco e continuate a mescolare con la frusta per circa 10-15 minuti.
Raggiunta la giusta consistenza versate la bevanda nei bicchieri e guarnite con la panna montata usando la sac à poche. 


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