domenica 31 maggio 2015

Les pains d’anis fribourgeois dalla Svizzera


Da lunedì scorso con tutta la comitiva dell'Abbecedario culinario mondiale ci siamo trasferiti in Svizzera, ospitati per questa tappa da Ivy di "Kopiaste.org".

Con questo paese ho avuto fin da piccola un rapporto particolare, avendo conosciuto e frequentato per molti anni una cliente di mia madre, la signora Bianca, cugina del grande artista svizzero Alberto Giacometti.
Nella sua casa ho guardato mille volte i disegni del cugino, splendidi schizzi a matita, ritratti della stessa cugina (di cui l'artista si era innamorato) e le tante fotografie che li ritraeva insieme. Tra l'altro la signora Bianca continuava a gestire una pasticceria di famiglia qui a Roma dove producevano dei meravigliosi dolci svizzeri e da allora ho sempre amato i dolci elvetici, pur avendo avuto modo di vedere solo lo splendido Lago di Costanza.
Ed è con il ricordo di quei dolci squisiti che mi offriva la signora Bianca che con gioia cercherò delle ricette di dolci svizzeri da realizzare per l'Abbecedario.
I primi che ho voluto preparare sono dei biscotti con anice tipici del Cantone di Friburgo, appunto "les pains d'anis fribourgeois" che si differenziano da quelli prodotti in altre regioni del paese in quanto più morbidi grazie alla presenza di burro ed ammoniaca.
Sembra che questa versione risalga all'inizio del secolo scorso. Nel 1905 una casalinga nei suoi quaderni delle ricette cita tra gli ingredienti il burro, mentre oltre al burro si parla per la prima volta di lievito nella quinta edizione del Manuale di cucina del 1928 in uso presso les Ecoles Ménagères de Reymond et Delacrausaz, scuole dove le giovani ragazze si preparavano alla conduzione di una famiglia imparando a cucinare, cucire, lavare e stirare il bucato, e fare giardinaggio. 
In questo manuale si facevano anche lavorare le uova con lo zucchero fino ad averle ben montate e bianche, mentre nelle vecchie ricette ci si limitava a far mescolare insieme tutti gli ingredienti.
In alcune ricette viene anche citato l'olio di anice verde o anice stellato, ma non è indispensabile, basta aumentare un pochino la quantità di anice verde.

Ingredienti (per 100 biscottini) :  
  • 3 tuorli
  • 100 gr di zucchero semolato
  • 25 gr di semi d'anice
  • 1/2 cucchiaino di ammoniaca per dolci
  • 80 gr di burro a temperatura ambiente
  • 50 gr di latte
  • 250 gr di farina 00
  • ulteriori 100 gr di zucchero semolato per rotolarci i biscotti
Iniziamo a montare i tuorli con lo zucchero fino a renderli bianchi e spumosi, vi aggiungiamo il burro morbido e continuiamo a montarli con le fruste.


Setacciamo la farina e l'aggiungiamo insieme all'ammoniaca sciolta nel latte ed i semi d'anice. 


Amalgamiamo tutto con una spatola, lavoriamo sul piano di lavoro fino a farne un panetto omogeneo che risulterà molto morbido.


Lo poniamo nella ciotola chiusa con pellicola e facciamo riposare in frigorifero almeno 2 ore.

Trascorse le 2 ore accendiamo il forno a 220° e nel frattempo prepariamo i biscotti.

Formiamo con un pò dell'impasto un rotolino da 1 cm di diametro, lo rotoliamo nello zucchero semolato, ne tagliamo un bastoncino di 5 cm di lunghezza dove pratichiamo 3 incisioni, uniamo le due estremità a formare un anello e poniamo i biscotti in una teglia foderata di carta da forno.





Abbassiamo la temperatura a 200° e facciamo cuocere per 10 minuti, facendo attenzione con non si coloriscano.
Debbono rimanere chiari ed una volta estratti dal forno ancora morbidi raffreddandosi acquisteranno più consistenza.

Si consumano alla fine dei pasti o per accompagnare il caffè o il tè delle quattro ed è uno dei dolci tipici della festa di Bénichon, la festa del cantone di Friburgo.



Mentre cuociono un delicato profumo di anice invade la cucina ed appena freddi...uno tira l'altro!! 

Alla prossima!! =^-^=

domenica 24 maggio 2015

Japanese cotton cheesecake


Per quest'ultimo giorno della tappa giapponese dell'Abbecedario culinario mondiale ho voluto preparare un dolce che si discosta dai tradizionali dolci nipponici, ma che tuttavia è entrato a far parte dei dolci più amati del paese. 
Questa giapponese  è una versione più soffice della classica cheesecake newyorkese dovuta alla mancanza della base di biscotto, ad una diversa lavorazione delle uova e soprattutto al diverso metodo di cottura.
Gli ingredienti sono pochi e semplici, ingredienti che anche noi abbiamo abitualmente nelle nostre dispense, ma vi assicuro che il risultato è eccezionale. 

Ingredienti: (per una tortiera a cerniera da 24 cm)

  • 250 gr di formaggio cremoso (nel mio caso Philadelphia)
  • 50 gr di burro
  • 100 ml di latte
  • 1 cucchiaio di succo di limone
  • 6 tuorli
  • 60 gr di farina 00
  • 20 gr di amido di mais
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
  • un pizzico di sale
  • 140 gr di zucchero extra fine (potete anche rendere impalpabile lo zucchero semolato con il macinacaffè) 
  • 6 albumi 
  • 1/4 di cucchiaino di cremor tartaro 
Innanzitutto i vari ingredienti freschi, comprese le uova, debbono essere tutti a temperatura ambiente.

Accendiamo il forno a 160° e ci prepariamo la teglia a cerniera foderandone il fondo e la parete (ma in misura doppia rispetto all'altezza della teglia) con carta da forno. Per farla aderire bene cospargiamo sia il fondo della teglia che la parete con del burro, disponiamo prima la fascia di carta da forno aderente alla parete che rigiri per 2 cm sul fondo e poi adagiamo il disco che ricopre il fondo.
Esternamente invece disponiamo un triplo strato di carta di alluminio che avvolga sia il fondo che le pareti, questo per impedire all'acqua del bagnomaria in cui cuoceremo la torta di penetrare nella teglia.



In una ciotola posta a bagnomaria su un pentolino facciamo sciogliere il formaggio cremoso insieme al burro ed al latte con l'aiuto di una frusta perché tutto sia ben amalgamato e privo di grumi. Riguardo al tipo di formaggio cremoso da utilizzare ho scelto il Philadelphia, ma nelle varie ricette consultate ho trovato anche chi utilizza Robiola o ricotta. 




Lasciamo raffreddare, quindi vi aggiungiamo il succo di limone ed i tuorli sempre con l'aiuto della frusta, quindi passiamo tutto attraverso un colino perché sia perfettamente privo di grumi.




Setacciamo insieme la farina, l'amido di mais, il lievito per dolci ed il sale e li aggiungiamo sempre con la frusta al composto di formaggio ed uova.



Ora passiamo a montare gli albumi nella planetaria con il cremor tartaro e quando iniziano ad essere spumosi vi aggiungiamo in 3 volte lo zucchero, fino a raggiungere la consistenza di picchi morbidi.



Li aggiungiamo con una spatola pochi per volta al composto mescolando con delicatezza dal basso verso l'alto per non farli smontare e versiamo il composto nella tortiera.



Disponiamo la tortiera in una teglia capace dove verseremo tanta acqua bollente quanta ne riesce a contenere senza che superi l'altezza della tortiera. Disponiamo anche un foglio di carta da forno sopra alla carta da forno che riveste la parete della tortiera.



Facciamo cuocere a 160° per 1 ora e 10 minuti, senza aprire mai il forno e controllando alla fine con uno stecchino se la cottura è giusta. Lo lasciamo in forno con lo sportello tenuto semichiuso dal manico di un mescolo di legno fino a che non si è freddato.

Facciamo quindi riposare la cheesecake in frigorifero almeno 4 ore prima di servirla.

Possiamo accompagnarla con una coulis di fragole come vi spiego di seguito.

Ingredienti per la coulis di fragole:

  • 250 gr di fragole tagliate a pezzettini 
  • 80 gr di zucchero
  • 1 cucchiaio di succo di limone.
Facciamo cuocere in una casseruola le fragole con lo zucchero ed il succo di limone per 5 minuti, quindi frulliamo tutto con un frullatore ad immersione.



Per decorare la japanese cotton cheesecake ho immerso per metà delle fragole nella cioccolata fondente fusa, qualche fogliolina sempre di cioccolata fondente realizzata cospargendo di cioccolata fondente fusa la faccia inferiore di alcune foglie corpose e qualche mora, spolverizzando per finire un pò di zucchero a velo. 



Vi assicuro che è squisita, fatela e ne rimarrete conquistati!!


Questo è il mio ultimo contributo alla raccolta giapponese che è stata ospitata da Sabrina di "Nato sotto il cavolo" che ringrazio per la disponibilità e l'ospitalità. 
A presto!!

lunedì 18 maggio 2015

Dorayaki farciti con anko di fagioli azuki - i tradizionali wagashi giapponesi di Doraemon



Cercando un dolce tipico giapponese da realizzare per l'Abbecedario culinario mondiale ho trovato dei simpatici dolcetti di cui è goloso Doraemon, il simpatico gattone-robot giapponese protagonista dell'omonimo manga con cui sono cresciuti i miei figli.
Questi dolcetti, che fanno parte dei wagashi cioè della pasticceria tradizionale giapponese, sono composti da due dischi di pancakes che come impasto ricordano il kasutera giapponese (simile al castella che portarono i portoghesi nel XVI° secolo).
L'origine del dorayaki (che nel dialetto di Kyoto è chiamato mikasa) risalirebbe al periodo dei samurai.
Si racconta che un giovane samurai di nome Benkei si nascose presso un contadino e una volta che andò via vi dimenticò il suo gong (chiamato dora). Il contadino iniziò a cuocere i dolcetti sul gong dimenticato dal samurai e da questo hanno preso il nome.
Il nome del gattone-robot Doraemon invece non deriverebbe dai dolcetti di cui è ghiotto, ma dalla parola "doraneko" che significa "gatto vagabondo".
Inizialmente i dorayaki erano ad un solo strato, solo dal 1914 la pasticceria Usagiya di Ueno (Tokyo) ha iniziato a produrli con due strati farciti al centro.
La farcitura più tradizionale è quella con confettura di fagioli rossi azuki chiamata "anko". Se i fagioli sono tritati grossolanamente abbiamo "tsubuan", mentre se sono setacciati finemente abbiamo "koshian". Se anko è fatto con fagioli bianchi si chiama "shiroan", con castagne invece "kurian".
Sembra che la farcitura più tradizionale per i dorayaki sia lo tsubuan, anche se ormai vengono farciti anche con Nutella, confettura di castagne e di ogni frutto, burro di arachidi, crema di formaggio, crema e frutta fresca.
Io senza perder tempo a cercare la confettura di fagioli rossi me la sono fatta in casa, se vi piace la confettura di castagne vi piacerà sicuramente anche questa.

ANKO TSUBUAN - confettura di fagioli rossi azuki 

Ingredienti :

  • 200 gr di fagioli rossi azuki
  • 200 gr di zucchero semolato
  • un pizzico di sale
  • acqua
Innanzitutto laviamo molto bene i fagioli e li lasciamo in ammollo in acqua abbondante per tutta la notte.

Al mattino li scoliamo, li mettiamo un pentolino, ricoperti con 2 dita d'acqua e portiamo ad ebollizione per 10 minuti.

Li scoliamo nuovamente e li mettiamo nella pentola pressione. Se l'altezza dei fagioli nella pentola è di 2 cm dovremo ricoprirli di acqua fino a 6 cm di altezza. Dal sibilo della pentola a pressione dovranno cuocere almeno 30 minuti.

Se una volta cotti dovessero aver assorbito tutta l'acqua li rimettiamo sul fuoco con un pò d'acqua che li copra a filo, vi aggiungiamo il pizzico di sale e lo zucchero facciamo cuocere per 10 minuti.

Se vogliamo l'anko tsubuan li frulliamo con il frullatore ad immersione, altrimenti per ottenere l'anko koshian li passiamo con il passaverdure.

Versiamo la confettura in un barattolo di vetro e conserviamo in frigorifero, altrimenti per una conservazione più lunga possiamo procedere alla bollitura come per le normali confetture.





Preparata la confettura di fagioli rossi possiamo preparare i pancakes.




DORAYAKI

Ingredienti (per 6 dorayaki):

  • 140 gr di farina 00
  • 3 uova 
  • 80 gr di zucchero
  • 1 cucchiaio di miele
  • 3 cucchiai d'acqua 
  • 1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • un goccio di aroma di vaniglia
In una ciotola battiamo con la frusta le uova intere con lo zucchero ed il miele. In qualche sito italiano non aggiungevano il miele perché sostenevano che diventino troppo dolci. Io ho seguito la ricetta giapponese, ho usato miele di castagno del Parco Nazionale del Circeo e vi assicuro che non ha affatto reso troppo dolce l'impasto anzi gli ha conferito un gusto particolare. La pastella per questo motivo è anche più ambrata.



Vi aggiungiamo la farina setacciata sempre con la frusta perché non si formino grumi.



Vi aggiungiamo la vaniglia e il bicarbonato di sodio sciolto in 3 cucchiai d'acqua. Deve risultare una pastella piuttosto liquida.
Copriamo il contenitore con la pellicola e facciamo riposare in frigorifero per 30 minuti.



Quando la pastella è pronta per essere usata ungiamo una padella antiaderente con la carta e dell'olio di semi.



Mettiamo la padella su fuoco medio e quando è calda versiamo 1/2 mestolino di pastella su uno stesso punto per formare il doryaki.



Quando sulla superficie della pastella si sviluppano tante piccole bolle voltiamo il pancake con una spatola e dall'altra parte facciamo cuocere solo pochi secondi perché così al momento di farcirli i bordi delle due parti interne si sigilleranno.



Non preoccupatevi se i primi non si coloriranno perfettamente, la padella deve riscaldarsi alla perfezione, come per le crèpes.



Nel centro di un pancake sul lato chiaro mettiamo un cucchiaio di confettura di fagioli rossi, copriamo con l'altro pancake mettendo il lato chiaro a contatto con la confettura e con le dita sigilliamo tutto il bordo del dorayaki.




Qui potete vedere la perfetta alveolatura verticale dell'impasto che ha lievitato alla perfezione durante la cottura. 
La merenda preferita di Doraemon è pronta. Piacerà ai grandi e farà impazzire i bambini!!

P.S.: Ho voluto congelarli già cotti e farciti in un piatto coperti con pellicola, basta lasciarli 1 ora a temperatura ambiente e tornano come appena fatti!!




Ricetta dedicata a Sabrina di "Nato sotto il cavolo" che ospita le ricette giapponesi.
Alla prossima!! ^-^

giovedì 7 maggio 2015

Tempura di verdure alla giapponese



Fino a domenica scorsa con la carovana dell'Abbecedario culinario mondiale eravamo in Antartide e lunedì siamo giunti in volo in Giappone, ospitati questa volta da Sabrina di "Nato sotto il cavolo" per 3 settimane.

Debbo confessare che non amo il pesce crudo ed al mio primo incontro con la cucina giapponese in uno dei più rinomati e vecchi ristoranti giapponesi di Roma apprezzai di più il pesce cucinato. Quando lo seppe mia madre che da brava siciliana diceva "Il buon pesce ha il sapore del mare, specialmente da crudo!!" mi voleva disconoscere.
Tutto ciò che invece è agro-dolce mi fa letteralmente impazzire, come anche la loro tempura.
La tempura giapponese è un piatto tipico che consiste nel friggere sole verdure o verdure e pesce passate in una pastella che risulta leggera e croccante.
Il nome tempura deriverebbe dal latino "tempora" con cui gli antichi Romani indicavano il periodo di quaresima in cui non si mangiava carne. La quaresima cristiana sarebbe giunta in Giappone con i missionari gesuiti portoghesi che nel XVII secolo arrivarono nella terra del Sol Levante ed i giapponesi trovarono il modo di cucinare verdure e pesce in questa maniera così gustosa.
Come ogni volta in cui debbo cimentarmi in una nuova ricetta ho letto vari siti giapponesi e mi sono guardata numerosi video in lingua. Per questi ultimi chiaramente mi sono affidata all'intuito, ma alla fine credo di aver capito i segreti di una buona cottura della tempura.
Innanzitutto ci sono varie versioni sugli ingredienti necessari. C'è chi dice che occorrono solo farina ed acqua gassata ghiacciata, chi invece prevede anche l'utilizzo di un uovo intero, chi del solo tuorlo e chi ancora del solo albume. Inoltre c'è chi utilizza un mix di farina 00 e amido di mais, altri invece solo farina di riso.
E non finisce qui!
La pastella deve essere bella liscia senza grumi!!  No, altri dicono che sono proprio i grumi la particolarità della pastella per la tempura e che ogni grumo porta fortuna!!
La pastella deve riposare alcune ore in frigo per alcuni, per altri deve essere preparata al momento.
L'unica cosa su cui tutti sono d'accordo è che la pastella deve essere comunque ghiacciata per provocare lo schock termico con l'olio bollente che farà formare immediatamente la crosticina impedendo all'olio di penetrare e renderà la pastella croccante, leggera ed asciutta.
Le verdure che possono essere fritte in tempura sono praticamente tutte le verdure che possono piacervi: zucchine, carote, funghi, patate, cipolle, melanzane, peperoni, asparagi, fagiolini.
In tempura possono essere fritti anche i gamberi (sgusciati ma con la coda), tutti i tipi di pesce ma anche calamari scampi e capesante.
Le verdure debbono essere ben lavate e tagliate a listarelle più o meno sottili, anche se nel video del grande chef Kondō Fumio (che in Giappone è sinonimo di tempura)la tempura di carote a fiammifero mi ha affascinata.
Io ho tentato di riproporla con delle patate tagliate a fiammifero e debbo dire che sono fantastiche. In questo caso non credo che le verdure siano passate prima nella farina, come invece si fa per le altre verdure tagliate a listarelle o cubetti.

Ma veniamo alla ricetta della tempura.

Ingredienti:

  • 150 gr di farina 00
  • 130 gr di amido di mais
  • 300 ml di acqua ghiacciata gassata
  • 1 piccolo uovo
  • verdure tagliate a listarelle  o a fiammifero per fare piccole nuvole di carote o patate o in piccoli cubetti per creare dei nidi di verdure miste
  • olio di semi di arachidi per friggere

Iniziamo a preparare la pastella mescolando l'uovo intero nell'acqua ghiacciata, vi aggiungiamo le due farine a poco a poco mescolando per ottenere una pastella piuttosto fluida.
Dopo aver lavato e tagliato le verdure a listarelle o a cubetti (per quelle a fiammifero NO) passarle in poca farina scrollando ogni eccesso. 
Poi passarle nella pastella friggendone nell'olio a 170°C poche per volta.

La temperatura sarà giusta se il pezzo che immergerete risalirà in superficie dopo aver raggiunto circa la metà della profondità dell'olio senza toccare il fondo. 
La frittura è pronta quando non farà più bollicine.

Se vorrete ogni porzione di verdura (o di pesce) con tanti piccoli riccioli di pastella c'è un trucco.
Inizialmente bisogna versare un pò di pastella nell'olio caldo a circa 170°C e con l'aiuto di una pinza per frittura frastagliarla in tante piccole gocce di pastella fritta che poi con una paletta per fritto vengono raccolte e ci si adagia sopra il pezzo di verdura da friggere già passato nella pastella.
Con questo video vi sarà tutto chiarissimo.

In quest'altro video di Kondō Fumio invece potete vedere come fare i nidi di verdure e le nuvolette.
Per i nidi di verdure a cubetti immergerli nella pastella dopo averli infarinati e versarne un mestolo (usando un mestolo forato)
che farete friggere fino a quando non si formeranno più bollicine nell'olio. 
Per le nuvolette di verdure a fiammifero versate le verdure direttamente nella pastella senza infarinarle, tuffatene una buona quantità nell'olio caldo, agitatele con la pinza per il fritto e poi sempre con le pinze raccoglietele a nido prima che la cottura sia completa.

Poniamo il nostro fritto a sgocciolare su carta da cucina.
Come padella ho utilizzato il wok, trovo che sia ottimo per friggere in quanto con poco olio si può ottenere il risultato di una frittura in olio profondo e distribuisce bene la temperatura.



La tempura, come tutti i fritti, va mangiata calda e avendola accompagnata con della salsa di soia che è già sapida di suo, non l'ho salata dopo la cottura. Veramente leggera e croccante. Alla prossima ricetta. 

Sayōnara!
  

domenica 3 maggio 2015

Genovesi ericine e bucatini e cozze ca' muddica atturrata per gli studiosi della base in Antartide

Noi dell'Abbecedario culinario mondiale ancora per oggi siamo impegnati nel creare dei menù per le basi antartiche mentre il 1° maggio 2015 si è inaugurata a Milano l'Esposizione Universale  2015 che avrà come tema principale "Nutrire il pianeta, energia per la vita". 
Durante la cerimonia di inaugurazione andata in diretta tv sui maxi-schermi sono state inviate immagini della base italo-francese Concordia in cui i temi di Expo 2015 sono regole di vita: evitare gli sprechi alimentari (alimenti che con grande fatica giungono fino alla base), evitare qualsiasi tipo di inquinamento ambientale con il riciclaggio di ogni tipo di bene, dell'acqua come del calore vitali a quelle temperature, e ridurre al minimo l'utilizzo delle fonti di energia non rinnovabili.
Dovremmo considerare il nostro pianeta come un'enorme Antartide da rispettare, da salvaguardare, da difendere.
E proprio sull'onda di questi temi ho voluto preparare oggi per la base antartica due ricette della tradizione italiana che con pochi ingredienti riescono ad essere eccezionali. 
La prima ricetta è tipica di Erice, le genovesi, dei dolcetti creati dalle monache del Convento di San Carlo e portate fino ai nostri giorni da Maria Grammatico. Dopo aver trascorso 15 anni nel convento (dove la mamma rimasta vedova con altri figli aveva lasciato lei e la sorellina più piccola per garantire loro la sopravvivenza) ed aver appreso l'arte della pasticceria siciliana delle monache, la Grammatico ha aperto un suo laboratorio ed ancora delizia chi si trova a passare per Erice con le sue squisitezze, tra cui le genovesi. 

Erice è la città in provincia di Trapani che dai suoi 750 metri di altitudine domina dall'alto la stessa Trapani con un panorama mozzafiato.
Dal 1963 lo scienziato trapanese Antonino Zichichi vi ha istituito il Centro di Cultura Scientifica intitolato ad Ettore Majorana e per questo Erice è deniminata "Città della Scienza".
E quindi dalla Città della Scienza partono idealmente questi dolcetti destinati alla base antartica Concordia. Si tratta di dolcetti di pasta frolla ripieni di crema gialla (una crema pasticcera leggera) o di crema bianca e gocce di cioccolato (a base di ricotta).
Per la base antartica ho pensato fosse più semplice realizzarli con il ripieno di crema pasticcera aromatizzata con scorza di limone (che potrebbero avere surgelata o sotto forma di essenza).

Passiamo alle ricette.




Ingredienti per 18 "genovesi ericine":

Per la frolla
  • 250 gr di semola rimacinata di grano duro
  • 250 gr di farina 00
  • 250 gr di zucchero semolato
  • 200 gr di margarina
  • 4 tuorli d'uovo
  • 6-7 cucchiai di acqua fredda (secondo quanto ne richiede la farina)

Per la crema gialla
  • 150 gr di zucchero semolato
  • 2 tuorli d'uovo
  • 40 gr di amido di mais
  • 1/2 litro di latte
  • la scorza di un piccolo limone biologico
Iniziamo a preparare la frolla.
Mescoliamo sul piano di lavoro le due farine insieme allo zucchero, al centro poniamo la margarina a pezzetti e con la punta delle dita riduciamo tutto ad una consistenza sabbiosa.




Aggiungiamo i tuorli e l'acqua poca per volta per vedere quanta ne sarà necessaria, mescoliamo con la forchetta e per ultimo amalgamiamo con le mani fino ad avere un composto liscio ed omogeneo che avvolgeremo nella pellicola e faremo riposare in frigorifero almeno 30 minuti.




Nel frattempo passiamo a preparare la crema per il ripieno.
In una casseruola dal fondo spesso amalgamiamo lo zucchero con i tuorli e l'amido di mais.



Aggiungiamo pian piano poco latte perché non si formino grumi, quindi aggiungiamo il restante latte e poniamo sul fuoco con la scorza del limone, mescolando continuamente fino a che non raggiunge la consistenza cremosa ma non troppo spessa. Lasciamo raffreddare.



Riprendiamo la pasta frolla e la stendiamo ad uno spessore di 1/2 cm, ricaviamo dei dischi di circa 10 cm di diametro.



Vi poniamo al centro un cucchiaio di crema (a cui avremo tolto la scorza del limone) e richiudiamo con un altro disco, sigillando il tutto con i rebbi di una forchetta.




Disponiamo su teglie foderate di carta da forno e cuociamo in forno già caldo a 180°C per 20-25 minuti, spolverizziamo con abbondante zucchero a velo e dovremmo servire tiepide, ma nessuno ci impedisce di mangiarle anche fredde.






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La seconda ricetta è quella di un primo piatto che per noi italiani è un classico, ma con una variante tutta siciliana: bucatini e cozze ca' muddica atturrata. 
Si possono utilizzare tranquillamente cozze surgelate con tutto il guscio, sono quelle che mantengono inalterato il sapore dei mitili,
aglio e prezzemolo surgelati ed il tocco siciliano è una spolverata di muddica atturrata, cioè pane grattugiato rosolato in padella senza aggiunta di olio, quello che era il parmigiano dei poveri.

Ingredienti per i "bucatini e cozze ca' muddica atturrata" (per 2 persone):

  • 200 gr di bucatini o spaghettoni
  • 500 gr di cozze con il guscio
  • 2 spicchi d'aglio
  • un pizzico di peperoncino piccante tritato
  • prezzemolo tritato in abbondanza
  • 1 cucchiaino di capperi sotto sale
  • un goccio di vino bianco
  • 3 cucchiai d'olio extra verdine d'oliva
  • 3 cucchiai di pane grattugiato
Facciamo innanzitutto aprire le cozze (precedentemente private del bisso e ben lavate) in un tegame con un goccio d'olio, 1 spicchio d'aglio e qualche gambo di prezzemolo.



Nel frattempo tritiamo il prezzemolo con i capperi sciacquati e l'altro spicchio d'aglio, li mettiamo in una padellina con 2 cucchiai d'olio e con il peperoncino, sfumiamo con un goccio di vino bianco.


In un'altra padellina facciamo tostare il pane grattugiato fino a che non abbia preso un bel colore biondo, la famosa "muddica".



Cuociamo al dente la pasta, la saltiamo in padella con le cozze e parte del loro sughetto, uniamo il trito che abbiamo fatto soffriggere nella padellina ed amalgamiamo fino a che non si sia formata una cremina.
Versiamo nel piatto e guarniamo con una  spolverizzata di muddica atturrata.


Con queste due ricette, che affido a Brii di "briggishomewordpress.com", lascio il mio ruolo virtuale di cuoca presso la base antartica Concordia, tanto con gli chef che vi prestano servizio gli studiosi hanno sicuramente dei piatti stellati ogni giorno!!!  Auguro buon lavoro a tutti gli ospiti delle basi scientifiche in Antartide!! ^-^



Il trolley è già pronto per il primo volo verso Kyoto in Giappone dove saremo da domani!